Go Dugong

Go Dugong è il moniker di Giulio Fonseca, produttore e musicista italiano di base a Milano.

Cultore di suoni globali, nelle sue produzioni innesta ritmi, lingue, strumenti, field recording e campioni provenienti da tutto il mondo; un collage di suoni a cui Go Dugong lavora con la passione del collezionista e la meticolosità dell’artigiano. Ogni risultato è animato da un’energia globale, in evoluzione perenne. La sua carriera è un percorso che si snoda in più direzioni, come un prisma i cui tagli offrono varie prospettive da cui osservarne l’evoluzione.

Dal 2012, data di uscita del suo primo lavoro, ha collaborato con numerose etichette (dalle straniere LebensStrasse e AMDISCS, alle italiane Fresh Yo!, 42 Records, Hyperjazz e La Tempesta), portando la sua musica in giro per festival e venue, in Italia e nel mondo: Francia, Portogallo, Svizzera, Germania, Olanda, Brasile, USA. Numerosi sono anche gli artisti internazionali con cui ha collaborato nel corso degli anni: El Buho, Témé Tan, Rafael Aragon, Miriam García, Sun Glitters, Slow Magic, Giraffage, Populous, Clap Clap.

Le sue uscite discografiche più rilevanti – da “A Love Explosion” a “Novanta”, passando per “Curaro” e gli EP “Was”, “(Indian) Furs” e “TRNT” – sono state accolte sempre dal plauso della critica specializzata e del pubblico, venendo sempre incluse nelle classifiche delle migliori release dell’anno sulle principali testate italiane.

Dopo le prime release, “White Sun”, “Carry A Flag” e “WAS”, caratterizzate da atmosfere chill-step, nel 2015 pubblica il suo primo LP, “A Love Explosion”, dieci beat strumentali che sono un inno all’amore, ispirati alle melodie e alle colonne sonore dei grandi compositori italiani, da Morricone a Umiliani, che spiazzano e colpiscono sia pubblico che critica. La sua ricerca continua in una direzione più tribale e meticcia, un ponte che collega le differenti anime della città in cui vive, Milano, che ispira l’LP “Novanta”: un inno alla mescolanza, quella di stili e di etnie, culture, sapori, odori e musiche provenienti da ogni epoca e parte del mondo. Hip hop ed elettronica, su cui si innestano ritmi, lingue, strumenti e campioni provenienti da America Latina, Medio Oriente, Balcani, Africa e Asia.

L’EP “(Indian) Furs” è invece un’opera sonora basata sulla tecnica del field recording e realizzata esclusivamente con suoni registrati in India (percussioni, processioni, radio dei taxi, clacson e animali nella giungla), dove Go Dugong ha viaggiato nell’estate 2016. L’obiettivo è quello di trasmettere all’ascoltatore il mood di quel particolare viaggio, usando le registrazioni come se fossero ritagli di fotografie. Il susseguirsi di queste due produzioni di Go Dugong evidenzia un rapporto di complementarità, in cui il melting pot si contrappone alla specificità di una tradizione, e il paesaggio urbano a quello naturale.

Nel 2018, anticipato dal singolo “Vidita” (cantato dalla musicista folk argentina Miriam Garcia), esce l’album “Curaro” in cui Go Dugong continua il viaggio iniziato con “Novanta”, attraverso sonorità esotiche, passando dall’Africa all’America Latina, puntando sempre alla mescolanza e non sposando mai un genere predefinito. Se con “Novanta” il tema affrontato era quello del clash culturale metropolitano, qui l’ispirazione nasce dalla fascinazione per le prime civiltà, i cui miti e leggende sono inevitabilmente legati alla natura e all’universo; si generano così canzoni ispirate a credenze tribali, figure mitologiche, rituali ed esoterismo che fanno spesso riferimento a divinità o civiltà superiori arrivate dallo spazio.

“TRNT”, ultimo EP pubblicato nell’estate 2019 per la Hyperjazz Records di DJ Khalab, è un esperimento di rielaborazione della Tarantella (un’antica musica e danza popolare diffusa nell’Italia del sud) ispirato a Taranto, sua città di origine.

“Meridies”, il suo album uscito a novembre 2021 per La Tempesta / Hyperjazz Records è un ulteriore passo in avanti lungo questo asse di ricerca, con l’obiettivo di rielaborare, evolvere e contaminare le tradizioni musicali della sua terra d’origine. “Meridies” è attraversato da una costante tensione, un’energia salvifica ed evolutiva che sono lo specchio della personalità del suo compositore, passato nel corso degli anni a dialogare con diversi linguaggi sonori ed arrivato oggi ad una sintesi, un ricongiungimento con quelle che sono le sue radici accogliendole nel contemporaneo.

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